La Lega Nord Umbria, attraverso i consiglieri regionali Emanuele Fiorini e Valerio Mancini e il responsabile territoriale di Foligno, Riccardo Polli, interviene sulla vicenda delle circa 700 strutture in legno situate nel folignate al centro del servizio della trasmissione “Le Iene” (LEGGI).
“Le strutture in legno realizzate per il terremoto del 1997 – dichiarano i consiglieri Fiorini e Mancini – potrebbero rappresentare un patrimonio fondamentale per il territorio in caso di emergenze: il loro trasferimento è irrealistico, ma l’utilizzo in loco è invece possibile. La Regione però, inspiegabilmente, continua ad ignorarle. Dopo la prima scossa del 24 agosto si è preferito minimizzare la situazione non prendendo in considerazione il trasferimento della popolazione e, anche dopo i nuovi eventi sismici, quando è apparsa chiara la necessità di garantire una soluzione altrove, si è preferito spedire queste persone a decine di chilometri di distanza dalla propria terra, in alberghi situati sulle rive del Trasimeno, condannandoli ad una condizione sospesa, senza possibilità di tornare ad una vita normale in tempi brevi. L’utilizzo delle casette di legno di Foligno e delle località limitrofe – spiegano i leghisti – rappresentava, invece, una soluzione immediata e prossima alle zone colpite. Sappiamo che alcune di queste strutture sono affittate o assegnate in usufrutto per svariate finalità, compreso l’alloggio di immigrati, ma proprio in vista di un possibile utilizzo, in tutte le assegnazioni è stato inserito il vincolo di immediata restituzione in caso di emergenza”.
Per i leghisti la soluzione è quindi immediatamente applicabile: “queste case vanno sgomberate e assegnate agli sfollati del terremoto”. “Sappiamo – concludono – che ce ne sono circa 700 abitabili, da 4 a 6 posti e che, quindi, è possibile dare riparo a circa 3mila persone senza correre il rischio, come di recente accaduto, che un forte vento porti via le tende. In questo modo le persone potrebbero rimanere a poca distanza dai rispettivi territori, avrebbero la possibilità di portare avanti il proprio lavoro di allevatore e agricoltore e, soprattutto, di costruire le base per ridare un futuro alla Valnerina Umbra”.
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