Questa mattina la protesta sotto la sede dell’Usl 2 , in via Bramante, del Comitato spontaneo genitori di bambini con disabilità di Terni insieme alle associazioni A.Fa.D., Aladino, ANGSA Umbria, AVI Umbria, C.A.R.T.A. Autismo, Un Volo Per Anna e FISH sede provinciale di Terni. Dopo anni di partecipazione ai tavoli inter-istituzionali, è arrivato il momento di fare i fatti perché, spiegano le associazioni, “non bastano più le parole e le buone intenzioni o le promesse”.
“La manifestazione – spiega il presidente dell’associazione A.Fa.D., Angelo Fortunati – nasce con l’intento di ottenere il riconoscimento non solo teorico ma anche concreto del diritto di cittadinanza per chi vive condizioni di disabilità che riguardano minori, adulti e famiglie” “Chiediamo – continua Fortunati – un PROGETTO INDIVIDUALE che sappia offrire sia ai minori che agli adulti servizi che comprendano tutti gli aspetti vitali non soltanto medici ma anche sociali, educativi, insomma tutto ciò che è vita e non solo assistenza”.
“C’è carenza di personale – ha sottolineato l’Associazione Aladino – e quindi di professionalità. Inoltre si allungano le liste di attesa e per questo motivo vorremmo avere anche una maggiore trasparenza sui criteri che permettono l’accesso al servizio”.
Ecco i punti che i genitori e le associazioni hanno sottoscritto e presentato all’Usl 2 durante l’incontro con il direttore generale, Imolo Fiaschini:
1) L’immediata predisposizione di progetti individuali ai sensi dell’art.14 legge 328/2000 condiviso con le famiglie a partire dal progetto terapeutico e riabilitativo personalizzato quasi sempre assente, e se presente non condiviso con le persone e le famiglie. Inoltre i servizi e le cure, decisivi per la salute e la qualità della vita (ad esempio terapie riabilitative, logopedia, ecc), devono essere stabili e non possono essere messi in discussione ogni 6 mesi per problemi di bilancio.
2) La costituzione dell’Unità Operativa per Adulti con disabilità per assicurare la presa in carico globale di tutte le persone, attualmente seguite in modo sporadico e non coordinato. E’ necessario partire dai diritti fondamentali di tutti e dagli obiettivi di vita di ognuno per progettare e realizzare un sistema di interventi appropriati. Per questo serve un team qualificato in cui devi esserci il contributo dello psicologo, del fisiatra, del neuropsichiatra, dell’educatore professionale, del fisioterapista.
3) La NEUROPSICHIATRIA INFANTILE è di nuovo senza un responsabile: è assolutamente necessaria la nomina di un primario che venga messo nelle condizioni di assicurare continuità e globalità della presa in carico di tutti i progetti personali, garantendo l’app ropriatezza degli interventi sulla base delle specifiche caratteristiche di ogni bambino o ragazzo con disabilità e del suo contesto di vita. A tal fine è anche indispensabile la riorganizzazione e la riqualificazione dell’unità operativa e l’inserimento di nuove figure professionali (neurofisiatra, psicomotricista, psicologo cognitivo-comportamentale, pedagogista clinico) e la sostituzione di quelle andate in pensione. Inoltre deve essere garantito, al compimento dei 18 anni, il passaggio verso strutture adeguate: per le persone con disabilità verso l’Unità Operativa, di cui chiediamo la costituzione, per le persone affette da autismo ed altre patologie psichiatriche verso il CSM (Centro Salute Mentale), che deve essere integrato con figure professionali specializzate.
“C’è stata disponibilità al confronto e al dialogo da parte dell’azienda Asl – dichiara l’Associazione Aladino – , il direttore ha condiviso i tre punti reputandoli necessari e ha garantito l’arrivo di un nuovo primario entro due mesi. Sono anni che ascoltiamo buoni propositi, adesso vogliamo risposte concrete e fatti altrimenti il prossimo passo sarà in Regione”.
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