«Stante i contratti in essere si chiede priorità di conferimento rispetto a terzi che già conferiscono verso impianti Acea già esistenti (San Vittore, Aprilia, Orvieto e Terni) incardinati sull’inderogabile principio comunitario di prossimità e validazione operativa del 51% di proprietà comunale» così il sindaco di Roma, Virginia Raggi.
Una dichiarazione in cui – scrive il Comitato No Inceneritori – “per la prima volta in modo chiaro, si fa riferimento all’inceneritore di Terni come destinatario di rifuti urbani della capitale, insieme ad altri impianti del Lazio e alla discarica di Orvieto. Finalmente quindi sappiamo da dove verranno i rifiuti urbani da bruciare nell’inceneritore, quelle 30mila tonnellate di rifiuti speciali (cioè rifiuti urbani post trattamento) che ACEA nel 2014 ha chiesto di bruciare con istanza alla Provincia di Terni. Ma magari aumenteranno col tempo, chi lo può sapere?”
“Si sta materializzando in modo netto e lineare ed in continuità con le precedenti giunte romane – continua la nota del Comitato – quel piano industriale di ACEA che punta a far diventare la municipalizzata entro il 2018 il terzo operatore a livello nazionale per volume di rifiuti trattati. Nessuna controtendenza, nessuna discontinuità rispetto alle volontà della municipalizzata romana. Municipalizzata che seppure vede il comune di Roma proprietario ancora del 51%, è in realtà lo strumento in mano al potentissimo Gruppo Caltagirone che ancora ne detiene il 16% e ai francesi di Suez che ne posseggono il 13%. Quest’ultimi molto presenti nel settore rifiuti a livello mondiale. Così, dietro lo spauracchio dell’emergenza rifiuti, sempre agitato da chi vuole aprire spazi ai grandi speculatori dei rifiuti (vedi la Campania e le “ecoballe” a Orvieto, l’inceneritore di Acerra etc), quello che il Consiglio di Amministrazione di ACEA nominato dalla giunta Marino ha stabilito come obbiettivo, cioè bruciare rifiuti urbani post trattamento a Terni, si materializza, anzi viene invocato dalla nuova giunta per scongiurare una emergenza sanitaria. Come se a Terni da questo punto di vista stessimo messi bene! Che suoni chiaro tutto ciò a coloro che invocano macroregioni e alleanze con il Lazio: la macroregione è già attiva, da quando nei primi anni 2000 si lasciò entrare ACEA nella gestione del servizio idrico e le si lasciò acquisire l’inceneritore costruito da Agarini e la discarica di Orvieto. Il risultato è un territorio, che comprende tutta la provincia di Terni, in balia delle decisioni prese a Roma, qualunque sia la giunta al potere”.
“In questi mesi la richiesta di ACEA di bruciare i rifuti urbani dovrà passare per la fase di Valutazione di Impatto Ambientale in capo alla Regione Umbria, da cui, visti i precedenti, non ci aspettiamo granchè. Sicuramente ACEA, da sempre strumento oltre che di lobbies potentintissime anche della politica, che ne nomina parte del Consiglio di Amministrazione, starà stappando bottiglie per festeggiare l’esito favorevole della sua richiesta. Sta alla nostra città impedire che ciò avvenga – conclude il Comitato – l’unico modo è dimostrare che siamo determinati a non far arrivare nemmeno mezzo camion di rifiuti, con ogni mezzo necessario. Riprendendo la mobilitazione, le assemblee e le iniziative per coinvolgere il maggior numero di cittadini. E continuare a lavorare per chiudere gli inceneritori“.
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