La Cisl Umbria cerca il modo di uscirne dalla crisi. “E in questa ricerca di salvezza -scrive il sindacato – nessuno può rimanere solo. Per questo, a Terni, la Cisl Umbria ha coinvolto il mondo della politica, dell’associazionismo, dell’università e della ricerca per confrontarsi e per ribadire quanto sia importante il ruolo del territorio e il settore dell’industria per riuscire a contribuire alla ripresa in termini produttivi e dare risposte concrete a chi sta vivendo sulla propria pelle le conseguenze della recessione. Questo l’importante messaggio definito nel corso dei lavori nel convegno “L’industria verso il futuro” e che si è concluso con l’intervento del segretario nazionale Cisl Giuseppe Farina, che ha precisato quanto anche in Umbria sia importante rilanciare l’industria “in un contesto nel quale questo settore incide per il 18,2 per cento rispetto al Pil regionale”.
Ad aprire le porte di una giornata di dialogo, che si è presentato come un primo momento di confronto, è stato il segretario regionale Cisl Umbria Celestino Tasso. “Dobbiamo riprendere un cammino comune –ha affermato-. Ciò in un contesto di crisi che deficia anche di una seria politica industriale nazionale ormai dal 1993”. Ad entrare nel merito dei contenuti dell’iniziativa -coordinata dal segretario generale regionale Femca Cisl Umbria Fabrizio Framarini e alla quale hanno partecipato il professor Sergio Sacchi, il vicepresidente Confindustria Terni, amministratore delegato società Fucine Umbria Antonio Alunni, il direttore Regione Umbria Luigi Rossetti, il vicepresidente di Iscmna Franco Celani, il segretario generale regionale Cisl Umbria Ulderico Sbarra, l’associato scientifico Cern di Ginevra Bruno Checcucci, il direttore Cna Umbria Roberto Giannangeli- è stato il segretario generale aggiunto della Fim Cisl Umbria, categoria dei metalmeccanici, Riccardo Marcelli, che ha esposto la relazione introduttiva.
“Oggi non vogliamo celebrare funerali –ha chiarito Marcelli- ma vorremmo cogliere l’opportunità di fornire good news, buone notizie orientando il nostro sistema di politiche economiche verso le vocazioni che ogni territorio può esprimere, utilizzando nel verso migliore il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale che, come noto, mira a consolidare la coesione economica e sociale dell’Unione europea correggendo gli squilibri fra le regioni, operando attraverso programmi pluriennali, noti come programmi operativi, che garantiscono, o meglio, dovrebbero garantire, la coerenza e la continuità per un periodo di sette anni. La programmazione riguarda, per la Regione Umbria, l’intero territorio regionale e a nostro avviso dovrebbe essere realizzata in collaborazione con le parti sociali”.
E proprio rispetto alle risorse del Fondo, Sbarra ha manifestato il diniego della Cisl a “continuare a fare progettazione senza verifica”. E poi, “dobbiamo fare un patto sociale perché diventi un progetto politico per riuscire a reagire alla crisi e superare i problemi strutturali che caratterizzano l’Umbria, che rimane troppo piccola, costellata di piccole e piccolissime aziende e con problemi infrastrutturali di collegamento con le altre regioni”. E oggi, c’erano gli attori per definire l’industria dell’Umbria 4.0.
Foto: Cisl Umbria ©