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MESSA PASQUALE PER I LAVORATORI AST, PIEMONTESE: “GRAZIE ALLA MORSELLI CHE HA OPERATO PER IL BENE DELLA CITTÀ”

Celebrata, oggi, dal vescovo Giuseppe Piemontese la messa della quinta domenica di Quaresima, in preparazione alla Pasqua, presso le acciaierie di viale Brin per i lavoratori dell’Ast e i loro familiari, alla presenza dell’amministratore delegato in scadenza Lucia Morselli, del prefetto Angela Pagliuca, del sindaco di Terni Leopoldo Di Girolamo, delle autorità militari, della dirigenza aziendale, dei rappresentanti dei sindacati del cappellano della fabbrica don Marcello Giorgi. Lucia Morselli che tra qualche settimana lascerà il posto al nuovo ad Ast, Massimiliano Burelli, dopo l’omelia di Piemontese, ha fatto il suo intervento parlando di un futuro ricco di prospettive e di un’azienda di nuovo leader nel mercato mondiale dell’acciaio.

L’OMELIA DEL VESCOVO
“La tradizione della Messa pasquale nelle Acciaierie non è solo un’abitudine ormai consolidata, ma una avvenimento, che riunisce e unisce Direzione, Maestranze e operatori di questa Azienda in una celebrazione, che vuole essere l’espressione della nostra fede nel mistero centrale della Religione: il Mistero Pasquale, cioè la Passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo. E’ da quell’evento che è cambiata la storia e a quel fatto storico che, come cristiani e lavoratori, dobbiamo fare riferimento se vogliamo cogliere e manifestare la nostra identità e la speranza in un mondo diverso e migliore.
La coincidenza di questa Pasqua con l’Anno Santo della Misericordia è ulteriore motivo di rinnovamento e di gioia.

L’epoca di trasformazioni e di incertezze culturali, politiche e sociali che stiamo attraversando oltre che essere motivo di preoccupazione, ci impedisce di vedere una meta definita e un futuro confortante. Per noi cristiani la Pasqua di Gesù rappresenta il vero punto di partenza e la meta di ogni vita riuscita, di un umanesimo integrale che raggiunge l’umanità intera e la pienezza dell’umanità.
Tutta la vita di Gesù è stata dedicata a testimoniare e predicare la verità, la giustizia verso Dio, cioè il riconoscimento e l’amore verso Dio, e verso l’uomo, cioè riconoscere e dare a ciascuno quanto gli appartiene e gli è dovuto. Soprattutto la benevolenza e l’amore in tutte le sue sfaccettature: il rispetto e l’attenzione verso ogni uomo quale immagine e creatura di Dio al di sopra di ogni essere, la cura del Creato, il riconoscimento e l’attuazione del servizio vicendevole tra gli uomini.
Gesù Cristo è venuto a predicare e ad annunciare questo progetto e ha posto in gioco la sua vita per affermare quanto predicato e per indicarci la misura dell’amore verso Dio Padre e tra gli uomini. Il tradimento di Gesù, la sua passione e morte altro non sono che l’espressione di quanto Dio ami l’uomo e di quale debba essere la misura del nostro amore, se vogliamo dare vita ad una umanità vera e felice, secondo il progetto di Dio. La risurrezione e la vita sono la condizione di chi segue quel progetto, ambizioso ma possibile con l’aiuto di Dio.
Tutti noi battezzati, cresimati, con la celebrazione della Messa rinnoviamo e partecipiamo alla Pasqua di Cristo: passione, morte e risurrezione, attuata nel tempo, nella nostra condizione esistenziale e quotidiana.

Oggi, in questo luogo, universo della nostra fatica e nostra missione, della nostra partecipazione alla creazione di Dio, trasformando la terra e la materia informe in manufatti di straordinaria utilità, bellezza e robustezza, attraverso la Messa partecipiamo alla Pasqua di Cristo e santifichiamo il nostro lavoro e noi stessi. Le nostre fatiche e preoccupazioni oggi acquistano valore di grazia e di speranza per la forza di Cristo, che per noi e con noi muore e risorge. Leggiamo nella seconda lettura:
“Fratelli, ritengo che tutto sia una perdita a motivo della sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore. Per lui ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero spazzatura, per guadagnare Cristo. Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù”.
Ripercorrendo il Vangelo di oggi con l’episodio dell’adultera (non è una parabola, un racconto), intendiamo che la vita è impastata di fatica, passioni, trasgressioni, peccati… Ma non sono solo i tradimenti o i peccati afferenti alla sfera sessuale , che pure devastano la persona, i sentimenti, le relazioni. Di fronte ad una donna, colta in flagranza di adulterio, uomini di legge e di religione si sentivano autorizzati a chiederne la condanna e una pesante pena: la lapidazione secondo la legge di Mosè.
Gesù non minimizza il comportamento sbagliato, ma mette gli accusatori di fronte alla gravità e pesantezza di altri atteggiamenti peccaminosi, nascosti, ma ugualmente gravi, commessi da ognuno nel privato: orgoglio, presunzione, ingiustizie raffinate, violenze, oppressioni di persone deboli, lussuria, sfruttamento, maldicenze, ipocrisia, e altro. Anche essi sono peccatori dalla faccia pulita.
“Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani”.
Una trappola per condannare anche il Maestro, un sadico gusto omicida, camuffato da zelo per la legge, vengono smascherati da Gesù, che richiama alla considerazione della propria interiore malvagità che alberga in ogni mortale e che ciascuno, con un minimo di onestà, deve riconoscere.
“Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più»”.
Gesù non è venuto per condannare, ma per sanare i malati e salvare i peccatori, cioè tutti noi, proprio noi che siamo qui, senza distinzioni: vescovo, dirigenti, impiegati, maestranze, assistenti, uomini e donne.
E siamo qui perché vogliamo essere sanati e santificati mentre siamo nel teatro del nostro lavoro, della nostra santificazione.

Stiamo attraversando l’Anno Santo, il Giubileo: il tragitto nel quale siamo coperti e avvolti dall’abbondanza dell’amore del Signore che non vuole la morte del peccatore, ma va incontro lui alla morte per favorire la nostra vita.
La dinamica pasquale sia il criterio delle nostre scelte: l’uomo al centro, rispettato e amato per amore di Dio, sull’esempio di Gesù, che ha dato la vita per ridare dignità e salvare la donna adultera e anche gli uomini che volevano lapidarla, il ladrone pentito che si è affidato a Lui, tutti i crocifissori “perché non sanno quello che fanno”. E infine Gesù è venuto per salvare anche tutti i protagonisti di questa azienda, che non sono su sponde contrapposte, ma tutti sullo stesso binario a spingere insieme il carrello della odierna colata, nella direzione del comune successo e del benessere di tutti.
Gesù, che ha lavorato con mani d’uomo, che ha conosciuto e patito le sofferenze e le preoccupazioni comuni ad ogni lavoratore, dia compimento alle vostre speranze e ai vostri progetti di vita personale, sociale e cristiana.
Saluto Finale
Questa celebrazione pasquale coincide con la conclusione del mandato della dott.sa Lucia Morselli.
Ritengo che abbiamo motivo per ringraziare il Signore, insieme a lei, per questi due anni del suo servizio in questa azienda.
La prospettiva cristiana ci rammenta che le persone non si incontrano a caso in un tempo e in un luogo, ma è la Provvidenza di Dio che dirige gli eventi per il bene degli uomini.
Inoltre credo sia utile ricordare che le relazioni industriali possono produrre risultati positivi se da fatto burocratico si sbilanciano sul versante delle relazioni umane e personali, impastate di rispetto e dialogo.
Agli inflessibili funzionari interessano i programmi per raggiungere risultati. E tuttavia ciò non basta.
Non dimentichiamo che il comune apporto di persone, riconosciute e rispettate nella dignità e nei propri ruoli, rende umano il nostro lavoro, vicine le posizioni differenti, il più ampio possibile il benessere comune.
Credo che vada espressa la nostra gratitudine alla dott.sa Morselli, insieme agli operai, ai funzionari e a tutti coloro che in questi due anni hanno scritto una pagina di storia e operato il bene di questa famiglia e della nostra città.
Molto resta ancora da fare con la collaborazione di tutti: confidiamo nell’aiuto del Signore, che invochiamo con la preghiera fiduciosa”.

Foto TerniLife ©

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