Con la scadenza al 31 dicembre appena trascorso, la vicenda SGL/Elettrocarbonium è giunta ad una fase molto critica tanto che la multinazionale tedesca in liquidazione ha intimato ad Elettrocarbonium di lasciare la fabbrica nei prossimi venti giorni, non prima di aver fermato i forni e tutte le altre apparecchiature riavviate solo l’estate scorsa. La proroga di tre mesi per portare avanti la trattativa che alla fine dell’anno trascorso sembrava cosa fatta non pare essere più perseguibile.
Questa notizia, giunta nella serata del 4 gennaio ha gettato nello sconforto sia i lavoratori, una sessantina, che da giugno erano rientrati al lavoro, sia gli altri quaranta che erano in attesa di rientrare, alcuni dei quali già senza più ammortizzatori sociali.
Come Sindacato non ci siamo mai addentrati nella trattativa tra privati; certo è che ci sarebbero vantaggi per entrambe le aziende nell’effettuare la cessione del sito produttivo. Da una parte la Elettrocarbonium diventando ufficialmente proprietaria degli impianti e delle aree, godrebbe di maggiori agibilità finanziarie, di contro la SGL con la continuità produttiva, garantita da Elettrocarbonium, non dovrebbe affrontare una radicale quanto costosa bonifica del sito narnese ma limitarsi a bonificare e mettere in sicurezza alcune aree come stabilito nell’ancora auspicabile conferenza dei servizi e nel successivo accordo di programma.
Tanto per rifare un po’ di storia, molta soddisfazione era stata espressa solo pochi mesi fa, dopo la scelta scellerata di SGL di mettere in liquidazione la fabbrica per chiuderla definitivamente, quando si era palesato un solo soggetto imprenditoriale (MOREX) che, dopo essere stato giudicato credibile sia dal Mise, sia da SGL, aveva preso in comodato d’uso l’azienda per farla ripartire; comodato d’uso con scadenza a Maggio poi prorogato a Dicembre 2015. Sempre al MiSE, sia SGL sia Morex si erano presi degli impegni per condurre in porto la cessione degli impianti e delle aree in modo definitivo. Non solo – anche le Istituzioni locali e lo stesso MiSE si erano impegnati, nel rispetto delle norme, ad agevolare l’avvio della nuova azienda.
Giunti invece a questo drammatico punto, ai lavoratori ed al Sindacato viene da fare una domanda: ma tutti gli impegni presi al MISE, dalle aziende, dal Ministero e dalle Istituzioni locali, che fine hanno fatto? Siamo sicuri che agli annunci siano poi seguiti fatti concreti? Non capita certo tutti i giorni di avere la possibilità di far ripartire un sito industriale, ciò premesso, siamo sicuri che siano state tentate tutte le strade possibili fino in fondo?A giudicare dai fatti questo non sembra proprio.
Le sigle sindacali chiedono di ricondurre la vicenda lì dove questa ha avuto inizio, ossia a quel tavolo ministeriale attivato al momento dello scoppio della vertenza e, elenco alla mano, verificare che tutti gli impegni che le parti in causa si erano presi, siano poi stati perseguiti.
Le Segreterie Territoriali e Regionali
FILCTEM CGIL, FEMCA CISL, UILTEC UIL
Foto: web ©