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OMELIA DEL VESCOVO PIEMONTESE NELLA NOTTE DI NATALE

Nella celebrazione della notte di Natale nella Cattedrale di Terni, il vescovo Giuseppe Piemontese ha sottolineato la particolarità di questo Natale nell’anno della Misericordia, che apre ad una speranza nuova per la presenza misericordiosa di Dio, fatto uomo. Allo stesso tempo monito per tutti, ciascuno per la sua parte e funzione, pubblica e privata, a rendere concrete e quotidiane le sfaccettature plurime delle opere di misericordia.

Ha anche ricordato gli incontri dei giorni scorsi avuti con i lavoratori delle Acciaierie, di Asm-Terni, di Italeaf, i carcerati visitati nella casa circondariale di Terni, malati, anziani, bambini, giovani studenti, disoccupati, poveri di ogni genere, sotto il peso, a volte insostenibile, della sofferenza, di privazione, della disoccupazione, della solitudine e dell’incertezza.

Di seguito l’omelia della notte di Natale:

“Il tempo è compiuto, la meta è raggiunta,gli invitati sono radunati, tutto è pronto per far festa a Gesù nel giorno della sua nascita: Buon Natale a Gesù! Buon Natale a voi e ad ogni uomo che vive sulla terra!

Il lieto messaggio che ci viene dalla Liturgia e dal Vangelo di Luca è di incoraggiamento e di speranza per tutti noi, porzione del popolo di Dio, bisognosi di misericordia e di conforto.

Una breve  presentazione e la riflessione sui tanti e singoli personaggi, protagonisti volontari o ignari della nascita di Gesù, può aiutarci a collocarci tra la folla, che si accalca attorno grotta di Betlemme per accogliere il dono natalizio della pace.

L’annuncio della nascita di Gesù è descritto da san Luca in una cornice storico-teologica solenne e nello stesso tempo realistica, nella quale il tempo e i vari protagonisti ci aiutano ad avvicinarci a Gesù in maniera adeguata.

L’evento più importante della storia è descritto in due righe. A Luca interessa annunciarci che Maria ha dato alla luce il figlio primogenito. Perché primogenito?

Il riferimento è ai primogeniti d’Israele che erano riservati, consacrati a Dio, consegnati totalmente al disegno della vocazione voluta dal Signore. I sogni da realizzare sono quelli di Dio.

Luca vuol dirci che Gesù è veramente uomo come noi, ha assunto la nostra condizione in tutto, è divenuto mortale. Dio era perso di amore per noi. IL verbo si è fatto carne, ha assunto la nostra mortalità, tanto Dio ama l’uomo! Essere uomo è bello al punto che Dio si fa uomo.

L’evangelista Luca racconta la nascita di Gesù con poche parole, per poi presentare i pastori. La buona notizia di Gesù è riservata a loro, perché?

I pastori, al tempo di Gesù, non hanno nulla della poesia con cui noi li guardiamo. Essi sono  considerati briganti, cavallette insaziabili, il nulla che viene dalla steppa.Tra gli israeliti erano circondati da disprezzo, erano pubblicani, persone impurepagati poco, vivevano di furti, a volte omicidi, conducevano una vita come le bestie, non potevano entrare nel tempio, falsi, ladri disonesti. Erano considerati gli ultimi della terra.

Sono persone avvolte dalle tenebre della notte, hanno paura della luce che rivela la loro miseria e impurità. Avevano paura che arrivasse il messia, perché erano consapevoli di meritare un giudizio di condanna.

Un angelo si presentò e invece di scagliare saette, li avvolse di luce. Invece di essere avvolti dai castighi di Dio, sono avvolti dalla luce dell’amore di Dio, che  si presenta a tutti, buoni e cattivi, come amore.

E ama più di tutti gli altri i pastori, che sono gli ultimi della terra, emarginati da tutti. L’amore è effuso dal cielo partendo da questi ultimi. Amore incondizionato che Dio ha per tutta l’umanità.

 

Tutti noi, peccatori, in angustia per i nostri peccati, siamo amati dal Signore. Dio si fa uomo per noi, per farci sentire la sua vicinanza. Nell’Anno della misericordia l’annuncio di Natale attraverso il racconto di Luca,  assume una attualità particolare.

Come i pastori, categoria emarginata, sono i destinatari primi della pace di Dio, anche noi oggi siamo destinatari dell’amore incondizionato e immenso di Dio.

Nei giorni passati ho incontrato tanta gente: lavoratori, malati, anziani, bambini, giovani studenti, carcerati, disoccupati, poveri di ogni genere. Tanti animati da speranza, ma altrettanti  sotto il peso, a volte insostenibile, della sofferenza, di privazione, della disoccupazione, della solitudine e dell’incertezza. A tutti ho formulato l’augurio che viene da Gesù e che riassumo come segue.

Le porte sante, che abbiamo aperte in questa cattedrale, ma anche quella del carcere e quella simbolica della mensa dei poveri da una parte aprono l’esistenza di tutti, santi e peccatori ad una speranza nuova per la presenza misericordiosa di Dio, fatto uomo. Ma nello stesso tempo sono monito per tutti, ciascuno per la sua parte e funzione, pubblica e privata, a rendere concrete e quotidiane le sfaccettature plurime delle opere di misericordia: dar da mangiare agli affamati, creare condizioni sociali di giustizia perché ognuno abbia un lavoro dignitoso, un tetto dove abitare, ai giovani sia garantita l’istruzione e un futuro di speranza, gestire le strutture sanitarie in maniera che a tutte le persone siano garantite le cure necessarie, ai profughi sia data accoglienza umana, ai popoli siano risparmiate violenze e guerre, ogni uomo sia accolto come figlio di Dio, la natura sia rispettata e curata come nostra madre terra, ad ogni uomo e donna sia annunciata la gioia della fede e dell’amore di Dio.

Ad ognuno di noi gli angeli danno l’annuncio che Gesù è nato; Dio fatto nostro fratelli di sangue,  lo troveremo in un bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Ai poveri viene dato il segno di dove incontrare Dio: nella stessa povertà e semplicità di un bambino, che ha bisogno di tutto.

Coraggio, fratelli, accogliamo la carezza di Dio e la benevolenza del bambino Gesù, che è la speranza dei nostri giorni”.

Foto: Diocesi Terni Narni Amelia ©

 

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