“Non una festa di compleanno, né un’iniziativa di celebrazione: oggi vogliamo fare il punto, a un anno dalla sua firma, sui risultati e sugli effetti dell’accordo per l’Ast di Terni, consapevoli che quell’accordo ha evitato i licenziamenti e un drastico ridimensionamento, se non la chiusura, delle acciaierie, ma consapevoli anche delle criticità che si sono determinate, a partire da un forte ridimensionamento occupazionale, dovuto alle uscite volontarie, che si ripercuote inevitabilmente sull’organizzazione interna”; queste le parole di Claudio Cipolla, segretario generale della Fiom di Terni durante l’iniziativa “L’industria ternana oltre la crisi” che si è svolta ieri a Terni, con la partecipazione del sindaco di Terni, Leopoldo di Girolamo, del segretario generale della Cgil dell’Umbria, Vincenzo Sgalla, della presidente della Regione, Catiuscia Marini, del sottosegretario al ministero del Lavoro, Teresa Bellanova e di Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom Cgil.
L’iniziativa è stata aperta con la proiezione del documentario “Sinfonia d’autunno. I bardasci di Viale Brin”, di Pino Bertucci, che racconta i sei mesi più intensi della vertenza ternana, descrivendo con immagini e testimonianze, il grande spirito di solidarietà e il senso di responsabilità che hanno caratterizzato la mobilitazione dei lavoratori. “Una vertenza che deve essere oggetto di studio”, ha detto il sottosegretario Bellanova, “perché portata avanti con grandissima competenza nel merito delle questioni, anche tecniche”. E a un anno dall’accordo, secondo Bellanova, si può dire che “siamo riusciti a comporre interessi diversi, anche se un un po’ meno di arroganza avrebbe aiutato tanto in passato e ci aiuterà in futuro”. A partire dal prossimo tavolo di monitoraggio e verifica al Mise che, ha detto il sottosegretario, sarà convocato subito dopo il confronto previsto in fabbrica tra azienda e sindacati il prossimo 10 dicembre. A questo appuntamento i sindacati arrivano con la consapevolezza che alcuni progressi importanti sono stati fatti. Cipolla ha usato il condizionale, in attesa di avere conferme ufficiali dalla multinazionale, ma sui volumi, sulla rete commerciale, sull’arrivo della Linea 5 da Torino e sulla situazione di bilancio, “sembrerebbero esserci progressi”.
Resta però il vero nodo fondamentale: quali sono le reali intenzioni di Thyssen su Terni? Vuole restare davvero, e quindi investire e presentare un piano industriale di prospettiva, o – come era nelle sue iniziali intenzioni dichiarate dopo il ‘riacquisto’ da Outokumpu – intende risanare per poi vendere in tempi brevi? A questo interrogativo – lo ha sottolineato anche la presidente della Regione, Catiuscia Marini – l’azienda dovrà dare una volta per tutte una risposta chiara ed univoca nel prossimo tavolo istituzionale.
E una risposta, in tempi rapidi, dovrà arrivare anche su un’altra questione decisiva, quella ambientale. “La discarica è un pezzo vitale di ogni impianto siderurgico, se chiude quella si ferma tutto”, ha spiegato Cipolla. E siccome Ast deve rispondere a precise prescrizioni per ottenere il rinnovo dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) c’è bisogno di “scelte chiare e in tempi rapidi”. “Non si pensi di poter menare il can per l’aia”, ha sintetizzato con una battuta la presidente della Regione Marini, sottolineando che le istituzioni umbre sono aperte ad ipotesi di sperimentazioni di alto livello sul riciclo degli scarti dell’acciaio, ma solo se il vero obiettivo è trovare soluzioni definitive, e non far passare altro tempo.
Altre criticità, che dovranno essere oggetto di verifica al tavolo aziendale prima e ministeriale poi, sono, secondo la Fiom, soprattutto nella gestione interna della fabbrica: difficoltà negli approvigionamenti, necessità di mettere ordine su organici professionalità, una “politica estrema” di riduzione dei costi e, in generale, la necessità di una gestione della fabbrica che non lasci spazio a scelte estemporanee, soprattutto sugli aspetti produttivi. Dopodiché, uscendo dai cancelli di viale Brin, c’è da ragionare su tutta la filiera dell’acciaio, da sviluppare – secondo la Fiom e la Cgil – anche attraverso verticalizzazioni e nuove produzioni collegate alla siderurgia. E qui lo strumento dell’area di crisi complessa diventa fondamentale.
Poi, c’è la partita degli appalti: un settore che muove intorno alle acciaierie circa 140 milioni di euro all’anno e occupa dagli 800 ai 1300 dipendenti. “Un pezzo di economia e occupazione fondamentale per Terni – lo ha definito Cipolla – sul quale non si può continuare a scaricare il peso di tutti i risparmi che l’azienda punta a realizzare, dando così un alibi alle aziende appaltatrici che avanzano offerte al massimo ribasso e mettono in discussione, in alcuni casi, contratti, salario e diritti”. Di qui la proposta, più volte lanciata dalla Fiom e dalla Cgil, di ragionare su un protocollo per gli appalti con Ast e le altre imprese dell’indotto che impedisca il massimo ribasso e garantisca continuità occupazionale nei cambi d’appalto. “Perché nella difesa della occupazione – ha detto nel suo intervento Rosario Rappa, segretario nazionale Fiom – non c’è solo la difesa dei dipendenti diretti, ma quella delle competenze, della professionalità e della qualità delle produzioni che è strettamente legata alla qualità degli appalti in essere”. Infine, un passaggio sulle relazioni industriali: “Quello che vogliamo, come abbiamo più volte ribadito – ha concluso Rappa – è un sistema di relazioni che vede nelle organizzazioni sindacali interlocutori seri, con i quali affrontare le criticità e i problemi alla luce del sole, mettendo da parte i gossip e affrontando di petto i problemi per quello che sono”. Foto: TerniLife ©