Il Consiglio comunale approva la messa in liquidazione di Usi. Questo quanto comunica l’ente:
“Con 19 voti a favore e 11 contrari, il consiglio comunale ha approvato stasera l’atto proposto dalla Giunta per la messa in liquidazione di USI.
Dopo aver respinto le richieste di rinvio della trattazione dell’atto che erano state avanzate da Paolo Crescimbeni, da Franco Todini, dal M5S (motivate con la necessità di approfondire i documenti forniti dalla giunta nelle ultime ore e di riformulare la delibera), il consiglio comunale ha iniziato a trattare il punto, all’inizio della seduta di oggi pomeriggio.
La posizione della Giunta, è stata illustrata dall’assessore al bilancio e alle società partecipate Vittorio Piacenti D’Ubaldi nel dibattito che ha preceduto il voto sono intervenuti consiglieri di tutti i gruppi di maggioranza e opposizione.
“Chi pagherà i debiti della società che oggi mette in liquidazione?”, ha chiesto nel suo intervento Marco Cecconi, presidente del gruppo consiliare di FdI.
“Al di là del prezzo esorbitante in termini economici – ha proseguito Cecconi – dal punto di vista politico prima o poi qualcuno dovrà pur pagare”. “Ed è per questo che oggi vi lasciamo tutta e per intero la responsabilità di celebrare l’ennesimo funerale: dell’USI, di voi stessi e della vostra mala-amministrazione che sta creando una sorta di cimitero delle partecipate”.
“E’ di 2.335.000 il buco 2014 che unito a quello 2013 porta sottozero il patrimonio di Umbria Servizi Innovativi con obbligo di messa in liquidazione, salvo che non si arrivi al fallimento”. Lo hanno rilevato i consiglieri del Movimento 5 Stelle. “La colpevole inazione degli amministratori potrebbe aver aggravato la situazione durante i primi nove mesi dell’anno – hanno aggiunto – e Catiuscia Marini e Leopoldo Di Girolamo erano a conoscenza della documentazione relativa al bilancio 2014 di USI sin dal 14 luglio 2015, con l’obbligo di indire l’assemblea, “senza indugio”, mentre hanno nascosto la situazione emersa dagli atti, sostenendo invece una liquidazione motivata da una improbabile necessità di razionalizzazione”.
“L’assessore Piacenti D’Ubaldi – ha proseguito il M5S – ha cercato ad oltranza di trovare giustificazioni per impedire che i consiglieri comunali venissero a conoscenza di questa voragine patrimoniale e finanziaria, mentre la documentazione contabile relativa al 2014 richiesta a gran voce da tutte le opposizioni è stata fornita solo stamattina in commissione dopo numerosi solleciti. Nulla è stato fornito invece relativamente alla situazione del 2015”. “In caso di fallimento il Comune potrebbe essere costretto a pagare 5 milioni di euro mettendo a repentaglio la stabilità finanziaria stessa dell’ente”.
“C’indigna – ha detto Enrico Melasecche (IlT) – che la Giunta non ammetta delle assolute evidenze. Solo questa mattina l’assessore ha consegnato il consuntivo 2014; la verità emerge in tutta la sua pesantezza, con due milioni e 300mila euro di perdita. La situazione era ed è gravissima, ma evidentemente l’amministrazione ha ritenuto che occorresse continuare a dare ossigeno, senza una politica di bilancio, specie nell’ultimo anno e mezzo”. Ora – ha rilevato Melasecche – non c’è neanche un piano industriale di Terni Reti e un futuro certo per i lavoratori di Usi”.
Per Paolo Crescimbeni (Gm) quello di USI è “l’ultimo di una serie di fallimenti politici prima ancora che economici che fanno seguito a altrettanti inutili tagli di nastri”. “Le società partecipate troppo spesso sono state marchettifici e carrierifici, finché la situazione non ha retto più”. “E’ ora che il Comune faccia il Comune con chiarezza e trasparenza, secondo le regole dell’economia sociale di mercato”.
Franco Todini (Il Cammello) ha rimproverato l’assessore Piacenti D’Ubaldi in merito agli obiettivi dichiarati dell’atto che “non può dirsi improntato al riordino del settore”, ma che deriva solo dalla tardiva considerazione dell’insostenibilità della situazione economica di USI. “La delibera proposta, è dunque mistificatoria”.
“Occorre considerare il quadro normativo d’insieme – ha detto il presidente del gruppo del Pd Andrea Cavicchioli – all’interno del quale il percorso individuato è corretto e non ha alternative”.
Per Faliero Chiappini occorre comunque costruire un percorso chiaro e trasparente senza sottovalutare la gestione dell’aspetto sociale legato all’occupazione.
L’assessore Piacenti D’Ubaldi, in sede di replica, ha sottolineato come in commissione e in consiglio sull’atto si sia svolto un confronto molto accurato e approfondito. “Il sogno di un nuovo sviluppo per la città legato al Cmm degli anni ’90 – ha sottolineato – in parte si è realizzato ed in parte si è invece ripiegato su se stesso. E’ opportuno che anche il consiglio comunale si interroghi su questo, sulle sue cause e sullo sviluppo della città”. “Rispetto alle esperienze fatte sul muultimediale, sull’industria della conoscenza, tuttavia, non tutto è perduto. I semi lanciati negli anni ’90 non sono completamente persi. Oggi dobbiamo capire come riprendere quel percorso sapendo che va costruito con un’imprenditorialità privata e sapendo bene che quest’esperienza non può continuare ad attingere a risorse pubbliche, stante il mutato clima generale”. “Noi – ha concluso l’assessore – abbiamo iniziato a fare interventi seri e trasparenti per riposizionare l’amministrazione comunale, il bilancio e le società partecipate nel contesto che stiamo vivendo, come ci chiede il nuovo quadro normativo”.
Andrea Cavicchioli aveva anche presentato ed illustrato un emendamento, poi approvato dal consiglio, a nome dei gruppi di maggioranza con il quale il consiglio impegna il sindaco e la giunta a confrontarsi con le organizzazioni sindacali e a porre in essere “ogni azione diretta a salvaguardare l’occupazione dei lavoratori dipendenti”, chiedendo altresì “la scrupolosa osservanzdelle disposizioni che disciplinano la materia per ogni atto e determinazione in qualunque consesso e per tutti i soggetti preposti”.
Enrico Melasecche aveva presentato un atto d’indirizzo sottoscritto da FdI, Il Cammello, Crescimbeni e Forza Italia, attraverso il quale si chiedeva al consiglio di impegnare sindaco e giunta ad una serie di azioni: fornire tutti i documenti richiesti; rivedere il testo della delibera, integrandolo con un piano industriale serio sulla destinazione del personale; a redigere un progetto per il salvataggio dei 36 lavoratori; a fornire un documento di sintesi da cui risulti l’importo dei crediti recuperati nel corso del 2015; di individuare le responsabilità tecniche e politiche del disastro economico finanziario di Usi. L’atto è stato respinto dal consiglio comunale con 19 voti contrari e 10 a favore”. Foto: TerniLife ©